The Witchcraft
RIVISTA ESOTERICA

C’è un momento, tra veglia e sonno, in cui il mondo si fa più sottile e i simboli cominciano a parlare. Non parlano al cervello, ma al cuore, e spesso anche al fegato. È lì che vive la divinazione: non in una previsione, ma in un ascolto. E in questo ascolto profondo, che tocca i nervi dell’anima e scardina le serrature della mente razionale, ci siamo mossi anche noi per costruire questo sesto numero, forse il più iniziatico tra quelli pubblicati finora.

La divinazione è un’arte antica e audace, che si nutre tanto di silenzi quanto di intuizioni. Non si tratta mai di sapere cosa accadrà, ma di comprendere perché ciò che accade ci riguarda. Tarocchi, astrologia, rune, onde cerebrali, occhi veggenti e ascolti profondi: ogni articolo di questo numero è una soglia, un varco tra ciò che si mostra e ciò che vuole essere visto.

E proprio mentre stavamo ascoltando — silenziosi ma attenti — è arrivata lei. Vestita di ossa e di rose, con la falce lucente e il passo lieve di chi non ha più nulla da temere: la Santa Muerte.

Lo speciale di questo mese, dedicato a una delle figure più controverse e amate del panorama spirituale contemporaneo, si apre con un’intervista a Yaya Kalunga, fondatrice del profilo Cammino sulla Santa Muerte, che ci ha concesso non solo parole, ma frammenti di vita. Il suo racconto è una danza tra resistenza e resa, tra luce dorata e polvere di stelle. È una testimonianza viva di come la Morte possa farsi guida, madre, custode. E, sì, anche oracolo.

Abbiamo voluto accogliere questo incontro con lo stesso spirito con cui si stende un telo bianco prima di una lettura dei tarocchi: con rispetto, con cura, con una sottile consapevolezza che qualcosa — qualcuno — potrebbe arrivare a parlarci. E come sempre, toccherà a noi decidere se ascoltare.

Buona lettura. E, come direbbe una vecchia sibilla che conosciamo bene: fate silenzio. Gli dèi stanno bisbigliando.

Con gratitudine e incanto,
La redazione di The Witchcraft